Può capitare a tutti di sentirsi affaticati e magari, lavorando, di avvertire un calo della concentrazione. Ebbene, potrebbe essere proprio colpa dell’inverno. Le giornate scure e corte che caratterizzano questa stagione hanno infatti un’influenza negativa, sembrano portare il cervello a prestare meno attenzione e a “vagare”, mentre quando le giornate si allungano la concentrazione aumenta, con l’attenzione che raggiunge il picco intorno al solstizio di estate, nel mese di giugno. E’ quanto emerge dai risultati di uno studio dell’Università di Liegi, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas).
La ricerca
Per arrivare a questa conclusione gli studiosi hanno esaminato un campione ridotto di 28 persone, private di un sonno regolare per 42 ore in laboratorio in modo da mandare in qualche modo ‘in tilt’ il ritmo sonno-veglia e quindi l’orologio biologico. Poi le hanno esposte a una luce fioca per tre giorni, sottoponendole a test al computer per indagare la memoria e l’attenzione, mentre venivano esaminati i loro cervelli. I risultati hanno mostrato performances migliori nei test di attenzione nei mesi estivi nelle condizioni controllate di laboratorio, suggerendo che il corpo stava prendendo spunto da un orologio interno, piuttosto che dalla luce esterna. Al contrario dell’attenzione, che migliora nei mesi estivi, gli studiosi hanno osservato invece che la cosiddetta ‘memoria di lavoro’, la nostra capacità di utilizzare e mantenere una quantità limitata di informazioni per un breve lasso di tempo, è al meglio al momento dell’equinozio di autunno a fine settembre, mentre è al peggio nell’equinozio di primavera a marzo.